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In cella per una foto sbagliata: la storia di Anna Maria Manna
Scende in campo anche il coordinamento dei magistrati di sorveglianza (Conams), stigmatizzando da una parte la violenza ai danni di detenuti verificatisi nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, mentre dall’altra preme per la riforma organica del sistema penale e penitenziario. I magistrati di sorveglianza, con un comunicato, affermano che la riforma debba passare «lungo le direttrici di un nuovo catalogo di pene alternative, attraverso la rimodulazione del processo penale in funzione del trattamento sanzionatorio, e della riqualificazione e dello sviluppo delle misure alternative alla detenzione, attraverso seri percorsi rieducativi, risocializzativi e riparativi con il reclutamento di nuovi assistenti sociali». Rilancio della centralità della figura del Direttore dell'istituto penitenziario Inoltre, i magistrati di sorveglianza sottolineano il «rilancio della centralità della figura del Direttore d’istituto penitenziario quale punto di mediazione e sintesi delle diverse componenti di cui preservare la specifica professionalità, del recupero della funzione incentivante e responsabilizzante della premialità penitenziaria, dell’investimento di risorse, professionalità e progettualità nel processo di formazione di tutti gli operatori penitenziari e nella valorizzazione del ruolo della società esterna e del volontariato». Per questo motivo, il Conams, auspica che una nuova stagione riformatrice trovi «fondamento e ispirazione nell’idea luminosa, riecheggiata nelle recenti parole della ministra della Giustizia, del Carcere come Comunità responsabile e rieducativa secondo la volontà e il disegno dei Padri costituenti, nella piena consapevolezza che dall’umanità e legalità degli istituti di pena si misura la civiltà di un Popolo». Il Conams: «l’unica reazione degna di uno Stato civile risiede nell’uso legittimo della forza» Per quanto riguarda i pestaggi, i magistrati di sorveglianza hanno riaffermato l’altissimo valore non negoziabile «della dignità di ogni persona umana e dell’inviolabilità dei corpi dei detenuti consacrata negli istituti millenari posti a fondamento dello Stato di diritto e della civiltà umana e giuridica». Il Conams, inoltre, rappresenta che nei difficilissimi contesti penitenziari segnati dal dramma dell’emergenza pandemica e, in alcuni istituti, dall’insorgere delle rivolte, «l’unica reazione degna di uno Stato civile risiede nell’uso legittimo della forza e nell’esercizio del potere disciplinare con la necessaria efficacia e misura e non nella ritorsione brutale e nelle spedizioni punitive programmate a freddo con la presunzione dell’impunità». Riconosciuta la coscienza professionale e l’impegno quotidiano della grande maggioranza della Polizia penitenziaria Nel contempo, il coordinamento dei magistrati di sorveglianza riconosce la coscienza professionale e l’impegno quotidiano della grande maggioranza della Polizia penitenziaria che con dedizione e sacrificio, in condizioni di lavoro spesso proibitive, «onora la divisa che indossa e con la divisa porta la speranza iscritta nel motto di un Corpo votato alla sicurezza degli Istituti e dei cittadini insieme alla custodia e alla rieducazione dei condannati», affinché «contribuisca in modo decisivo alla crescita di un fronte comune che sia stabile presidio della legalità e vivibilità delle carceri». Il Conams interpella anche tutta la magistratura giudicante e requirente «nella profonda esigenza di una comune concezione delle finalità costituzionali del processo e della pena» e nella «condivisione sinergica di intenti e interventi che tali finalità realizzino nella concreta pratica giudiziaria».