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Il procuratore generale di Torino Francesco Enrico Saluzzo avrebbe dovuto astenersi nel corso della riunione del Consiglio giudiziario di Torino durante la quale si è discusso della riassegnazione del fascicolo della strage della funivia, passato dalle mani della gip Donatella Banci Buonamici a quelle della collega Elena Ceriotti. E ciò in quanto era parte in causa, dato che al centro delle polemiche e delle questioni da chiarire c’era anche la mail da lui inviata al presidente del Tribunale di Verbania tre giorni prima che il fascicolo venisse sottratto alla giudice, la stessa che, tra le polemiche, aveva deciso di scarcerare i tre indagati per la tragedia. È questo il particolare che emerge 24 ore dopo una riunione tesissima, al termine della quale il Consiglio giudiziario ha espresso parere negativo sulla sostituzione della giudice. Ma nel corso della riunione, lo stesso Saluzzo ha chiesto una rettifica al parere, ottenendo all’unanimità un’integrazione: la legittimità, in capo al presidente del Tribunale Luigi Maria Montefusco, di sostituire la giudice. E se errore c’è stato, secondo Saluzzo, lo stesso starebbe nella scelta della sostituta: la titolare naturale del fascicolo, secondo il pg, sarebbe stata, infatti, Annalisa Palomba, che il giorno in cui Banci Buonamici si è autoassegnata il fascicolo era già andata via, al termine delle proprie udienze. Saluzzo, ieri, ha esordito leggendo una comunicazione inviata al Csm, riconoscendo, per la prima volta, di non essersi limitato a contattare il presidente del Tribunale per avere chiarimenti sulle minacce indirizzate a Banci Buonamici, in qualità di titolare delle iniziative in materia di sicurezza personale dei magistrati e delle sedi giudiziarie. Nella lunga mail inviata a Montefusco, infatti, avrebbe anche espresso sconcerto per il contrasto tra pm e gip, auspicando un ritorno nell’alveo della fisiologia dei rapporti tra pm e giudice. Una cosa che a molti è apparsa irrituale. Saluzzo, però, si è difeso sostenendo di aver espresso opinioni in una conversazione riservata con il presidente del Tribunale e ha annunciato azioni legali nei confronti del presidente dell’Unione delle Camere penali, Gian Domenico Caiazza, del presidente della Camera penale di Verbania, Gabriele Pipicelli, e contro il Riformista, che in un articolo pubblicato sabato scorso aveva riferito di presunte pressioni contenute nella mail e finalizzate a far sostituire la giudice. Indiscrezioni diffuse già nelle ore successive alla sostituzione di Banci Buonamici, rispetto alle quali Saluzzo aveva risposto con un duro comunicato, nel quale aveva però parlato esclusivamente dell’interessamento per l’incolumità della gip. «Non ho alcun titolo per intervenire sugli uffici giudicanti e mantengo un "sacro" rispetto nei confronti della magistratura giudicante e dei suoi appartenenti», aveva evidenziato il pg, definendo «gravemente offensivo (per non dire oltraggioso) ipotizzare che io o il procuratore della Repubblica, un magistrato tra i più corretti che io abbia conosciuto, abbiamo posto in essere "manovre" occulte, poiché altro non potrebbero essere, per ottenere un risultato illecito. E per cosa? Perché un giudice ha seguito una ricostruzione ed una valutazione diversa rispetto a quella del pubblico ministero? Come se non accadesse ogni giorno nella normale dialettica delle parti nel processo. Sono previsti rimedi processuali appositi e ad essi già fatto ricorso il procuratore della Repubblica di Verbania». La decisione di Montefusco, aveva dunque aggiunto, «riguarda dinamiche interne a quell'ufficio giudicante e la sua aderenza alla organizzazione tabellare (cioè, predeterminata e rigida per dare attuazione ai principi costituzionali del "giudice naturale" e "precostituito") sarà valutata dal Consiglio giudiziario e dal Csm». È proprio per questo suo coinvolgimento che Saluzzo avrebbe dovuto astenersi, mentre ha partecipato votando, intervenendo più volte sull’ordine del giorno, tutto dedicato a Verbania, e chiedendo, appunto, una rettifica sul parere negativo. L’articolo 15 del regolamento del Consiglio giudiziario di Torino, infatti, è chiaro: «I componenti che dichiarano di astenersi dalla trattazione di un argomento per ragioni di incompatibilità od opportunità non partecipano alla discussione ed alla votazione e devono allontanarsi dalla sala di riunione». Ora la palla passa al Csm, mentre a Verbania si attendono ancora i commissari inviati dalla ministra Marta Cartabia. La storia è ancora tutta da scrivere.