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La scelta di togliere il fascicolo della strage della funivia del Mottarone alla gip Donatella Banci Buonamici non è stata corretta. Così come non sarebbe stata corretta l’autoassegnazione del fascicolo da parte della stessa giudice, nonostante tale procedimento fosse una prassi consolidata del Tribunale di Verbania. È questo quello che è emerso dalla riunione del Consiglio giudiziario di Torino, che in due diverse sedute ha affrontato la sostituzione della giudice che ha disposto la scarcerazione degli indagati, suscitando un mare di polemiche. Secondo quanto stabilito a seguito dell’audizione delle persone coinvolte, il Consiglio giudiziario ha inoltrato un parere al Csm, concludendo, di fatto, che tutta la gestione del fascicolo sia stata sopra le righe. Secondo quanto emerso, infatti, il presidente del Tribunale di Verbania Luigi Montefusco non avrebbe dovuto sottrarre il fascicolo a Banci Buonamici per passarlo alla giudice Elena Ceriotti. Ma anche l’autoassegnazione da parte del giudice Donatella Banci Buonamici del procedimento di convalida del fermo dei tre indagati per la morte delle 14 persone precipitate il 23 maggio scorso sulla funivia del Mottarone non sarebbe stata regolare. La scorsa settimana il Consiglio aveva ascoltato sia la giudice sia il presidente Montefusco. Secondo il consiglio giudiziario, nel riassegnare il fascicolo ad altro gip, Montefusco non avrebbe dovuto rivolgersi alla gip già in precedenza esonerata, ma alla collega in forza al tribunale al momento della convalida del fermo. «La cosa chiara è che il fascicolo non mi poteva essere tolto - ha commentato Banci Buonamici all’AdnKronos -. Che mi si dica che non potevo fare il gip è un’accusa falsa, infamante, lesiva della mia dignità. Certamente deve essere stato male sintetizzato il parere del Consiglio laddove si scrive che “non avrei potuto esercitare le funzioni di gip”», ha aggiunto, sottolineando che «la nostra è una sezione unica, promiscua, dove tutti fanno gip e dibattimento. Ma non solo, io il gip lo sto facendo dal 1 gennaio e l’ho fatto per 13 anni. Ho lavorato in una distrettuale a Milano dove sono stata sotto scorta perché ho fatto terrorismo, mafia, ‘ndrangheta». «Quel fascicolo - ha evidenziato - è arrivato alle 6 di sera, ho autorizzato l’apertura della cancelleria perché era chiusa, non c’era nessuno. Mi sono consultata con il presidente che non c’era, avevo i termini che scadevano sabato alle 18 e d’accordo con il presidente, come ho fatto in altri centinaia di casi, ed è documentato, mi sono, nelle mie facoltà presidenziali, assegnata il procedimento e ho provveduto nei termini su una convalida con due, tre persone che erano da 96 ore in stato di custodia cautelare. Questi sono i fatti - ha concluso -, rispetto il parere ma attendo fiduciosa la valutazione finale degli organi competenti in merito al mio operato del quale peraltro non viene messo in discussione il merito». La decisione di sostituire Banci Buonamici venne presa dal presidente del tribunale Luigi Montefusco proprio nel giorno in cui la giudice avrebbe dovuto decidere sulla richiesta di incidente probatorio relativa alle modalità attraverso cui procedere alle verifiche e alle perizie tecniche sul relitto della cabina e sul cavo spezzato, depositata il 3 giugno da Marcello Perillo, avvocato di Gabriele Tadini, il capo servizio della funivia ora ai domiciliari. Richiesta contro la quale la Procura si è opposta, con l’intenzione di disporre un «accertamento tecnico non ripetibile», ma poi accolta dalla giudice Ceriotti. Sarebbe stata lei, secondo Montefusco, la giudice «titolare per tabella del ruolo» ed esonerata a febbraio scorso da Banci Buonamici dalle funzioni di gip per la «grave situazione di sofferenza» del suo ufficio, esonero valido fino al 31 maggio. Era stata la stessa Banci Buonamici ad assegnarsi il fascicolo, che sarebbe toccato, invece, alla collega Annalisa Palomba, «contestualmente impegnata in udienza dibattimentale». In casi del genere, scriveva infatti Banci Buonamici, «le funzioni di gip, dal 1.1.2021, sono state esercitate da questo presidente». Sarebbe stata lei, dunque, secondo questa consuetudine, il giudice naturale del caso, così come avallato dallo stesso Montefusco, che sottoscrisse l'autoassegnazione. Ma il 7 giugno lo stesso ha evidenziato, con il provvedimento di sostituzione, che «tale assegnazione, se giustificata per la convalida del fermo, non è conforme alle regole di distribuzione degli affari e ai criteri di sostituzione dei giudici impediti disposti nelle tabelle di organizzazione dell’Ufficio gip/gup». Stando al provvedimento, infatti, «in base alle tabelle il giudice assegnatario del procedimento si sarebbe dovuto individuare, in caso di assenza o impedimento del gip titolare, in via graduata tra i giudici Alesci, Palomba, Sacco e Michelucci, e non nella dottoressa Banci Buonamici». E sarebbe stato impossibile, secondo Montefusco, applicare «la disposizione di cosiddetta prorogatio della competenza del primo gip che ha adottato un atto del procedimento anche per tutti gli atti successivi, essendo questa dettata, ovviamente, per disciplinare la distribuzione degli affari ed evitare incompatibilità tra i gip titolari del ruolo, e non quando il singolo atto venga adottato da un gip supplente, che non deve, per un’equa e coerente distribuzione del lavoro, accollarsi, sino alla definizione del procedimento, affari per tabella non spettantegli, fatti salvi giustificati motivi». Rientrata Ceriotti, dunque, il fascicolo doveva tornare a lei. Al centro della polemica anche l'orario di assegnazione del fascicolo: lo stesso sarebbe stato preso in carico da Banci Buonamici alle ore 17.55 del 27 maggio, ora in cui Palomba, secondo quanto testimoniato da Montefusco, aveva già terminato l'udienza in cui era impegnata. Sul caso è aperto un fascicolo al Csm, mentre si attende l'arrivo degli ispettori inviati dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia. Il caso è solo all'inizio.