PHOTO
L’incontro chiarificatore tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo dovrebbe avvenire oggi. Il fondatore del Movimento è infatti atteso a Roma alle cinque del pomeriggio per un’assemblea con i parlamentari sempre più allo sbando. Sarà l’occasione, per il comico a riposo, di testare il polso delle truppe e di capire, soprattutto, di quante “legioni” ancora dispone a Montecitorio. Perché il confronto con l’ex premier non ha un esito scontato. Anzi, nei Palazzi romani in tanti sono convinti che Conte, sfibrato dalla battaglia con Casaleggio prima e con Grillo poi, possa decidere di proseguire il cammino per conto proprio, uscendo dal recinto del M5S. I nodi da sciogliere restano troppi, a partire dal ruolo del garante, che l’avvocato vorrebbe ridimensionare per assumere realmente il controllo del partito. L’elevato - e proprietario del simbolo - non sembra avere alcuna intenzione di cedere sul punto e pretende di avere l’ultima parola sullo Statuto. Uno stallo, insomma, che secondo molti parlamentari potrebbe generare una frattura insanabile tra fondatore e rifondatore. L’eterno leader in pectore - ieri al Senato per un incontro con gli eletti grillini e con la candidata governatrice per la Calabria Maria Antonietta Ventura - dal canto suo prova a smorzare i toni, rassicurando base parlamentare. Con Grillo «non c’è nessuna rottura, non dobbiamo ricucire perché non abbiamo mai rotto», spiega Conte, «il dialogo c’è ed è continuo», aggiunge, prima però di mettere in chiaro un punto: «Ma voglio che ci sia piena fiducia a reciproca. Voglio che Grillo sia convinto» del progetto, avrebbe scandito a Palazzo Madama, altrimenti «mi sfilo». E prima di entrare in assemblea c’è anche spazio per un siparietto scherzoso con la stampa, colpevole di aver raccontato i retroscena su una possibile scissione: «Ve lo do io il partito», dice sorridendo. I problemi legati allo Statuto? Questione di dettagli, assicura l’avvocato ai senatori, «troveremo una sintesi. La rifondazione del M5S va avanti spedita, stiamo uniti». Poi qualche dettaglio in più sulla futura organizzazione del partito che avrà una sorta di «consiglio nazionale» e una articolazione in diversi rami: politico, di garanzia e amministrativo. Ma il sospetto che Conte abbia un piano B continua a circolare insistentemente. Tanto da stuzzicare anche la fantasia di sondaggisti come Renato Mannheimer, secondo il quale però «la cosa non è semplice. Perché Giuseppe Conte gode di una grande popolarità che si è guadagnato mentre era presidente del Consiglio, ha avuto vertici enormi di popolarità, tanto che a suo tempo, mentre era premier, un suo partito era stato stimato da qualcuno al 20 per cento». Ma lontano da Palazzo Chigi diventa tutto più complicato. «Le elezioni sono tra molto tempo, 2 anni, e conservare senza ruoli questo livello di popolarità per due anni è un'operazione difficile», prosegue Mannheimer, che poi prova a quantificare a naso il peso di un ipotetico partito dell’ex premier: «Se devo fare un azzardo direi tra il 5 e il 10 per cento. Ma questo è un azzardo, un’opinione, non calcolo scientifico», specifica il sondaggista. Presunte percentuali a parte, l’ipotesi agita le truppe pentastellate, tanto che persino il presidente della Camera Roberto Fico, solitamente defilato su questioni non istituzionali, si sente in dovere di intervenire per smentire le ricostruzioni giornalistiche. «Non c’è nessun partito di Conte. C’è un lavoro interno al M5S e c’è un dibattito sano», spiega lo storico esponente 5S in Tv. Così come ribadisce la sindaca di Torino Chiara Appendino, che esclude possibilità di rottura tra il garante e l’ex premier. «Non sarà così lavoriamo affinché non sia così», dice. «Sono mesi che Conte lavora in modo duro per cercare di rilanciare il Movimento e questo è il suo obiettivo. Ci sono alcune tensioni che credo siano anche abbastanza normali in un percorso che vede un grande rinnovamento», aggiunge. Ma le grane potrebbero non finire qui, perché oltre alle tensioni con Grillo si riapre anche il fronte Casaleggio. Un gruppo di attivisti ed eletti pentastellati, infatti, sarebbe pronto a diffidare l’Associazione Movimento 5 Stelle dall’effettuare la votazione sullo statuto sul nuovo portale creato ad hoc dopo il divorzio da Rousseau. Per i ribelli la votazione dovrebbe avvenire sulla vecchia piattaforma, come prescritto dallo statuto tuttora in vigore per non incorrere in nuovi contenziosi legali che paralizzerebbero definitivamente il M5S. Del rischio sarebbe perfettamente consapevole lo stesso Grillo che avrebbe messo in guardia Conte dal consumare nuovi strappi. Insomma, la guerra pentastellata rischia di non vedere la fine. Un motivo in più, per l’ex premier, per pensare a un piano B.