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Il clima a Verbania è incandescente. E dopo la sostituzione della gip Donatella Banci Buonamici, rimpiazzata in corsa dal presidente del Tribunale Luigi Montefusco con la collega Elena Ceriotti nel caso della strage della funivia di Stresa-Mottarone, ora i penalisti decidono di agire, indicendo una giornata di astensione, prevista per il 22 giugno. Il dubbio, infatti, è che la gestione della vicenda rischi di minare la «serenità della giurisdizione», a causa di tutta una serie di elementi ancora poco chiari. Anche a causa del «presunto interessamento da parte della procura generale di Torino per verificare l’assegnazione del fascicolo», affermano i penalisti. La vicenda, dunque, da fatto giudiziario è diventato un vero e proprio caso. Condito dal circo mediatico che ha caratterizzato l’indagine sin dall’inizio e dalla querelle tra procura e gip in sede di udienza di convalida del fermo, quando la giudice ha cassato il provvedimento della procuratrice Olimpia Bossi bollando come «totalmente irrilevante» la ragione posta alla base del fermo: il «clamore internazionale» della vicenda. «Non ho niente da dire - ha commentato laconicamente Banci Buonamici -. Parlerò nelle sedi istituzionali». Montefusco, lunedì, ha inviato tutto il provvedimento, compreso il precedente decreto di esonero di Ceriotti, al Consiglio giudiziario presso la Corte d’appello di Torino e alla procura generale. Il presidente ha sottratto il fascicolo alla giudice proprio nel giorno in cui la stessa avrebbe dovuto decidere sulla richiesta di incidente probatorio depositata il 3 giugno da Marcello Perillo, avvocato di Gabriele Tadini, il capo servizio della funivia ora ai domiciliari. Richiesta alla quale si era opposta la procuratrice Bossi ma che, secondo indiscrezioni, la stessa gip aveva accolto, salvo vedersi rifiutare l’accettazione del provvedimento dalla cancelleria. Per Montefusco a dover gestire il fascicolo sarebbe Ceriotti, «titolare per tabella del ruolo» ed esonerata a febbraio scorso da Banci Buonamici dalle funzioni di gip per la «grave situazione di sofferenza» del suo ufficio, esonero valido fino al 31 maggio. Dopo quella data, la stessa era rimasta però fuori gioco, avendo chiesto un congedo ordinario conclusosi solo il 7 giugno, ovvero il giorno in cui Montefusco le ha attribuito il fascicolo. La richiesta di incidente probatorio, dunque, era finita in mano a Banci Buonamici, così come la replica della procura. L’errore, secondo il presidente del Tribunale, starebbe a monte: «In base alle tabelle il giudice assegnatario del procedimento si sarebbe dovuto individuare, in caso di assenza o impedimento del gip titolare, in via graduata tra i giudici Alesci, Palomba, Sacco e Michelucci, e non nella dottoressa Banci Buonamici». L’erede naturale sarebbe stata, dunque, Annalisa Palomba, «contestualmente impegnata in udienza dibattimentale». Ed in casi del genere, scriveva Banci Buonamici, «le funzioni di gip, dal 1.1.2021, sono state esercitate da questo presidente», così come stabilito assieme allo stesso Montefusco. «Il primo di febbraio - ha spiegato la giudice ad Azzurra Tv - ho esonerato la dottoressa Ceriotti e ho disposto che tutti i procedimenti venissero assegnati alla dottoressa Palomba, indicando me come sostituta in caso di suo impedimento. Quando è arrivato il fascicolo per la convalida, la dottoressa era impegnata nelle funzioni del Tribunale e l’ho sostituita. Un provvedimento avallato dal presidente del tribunale, controfirmato, già fatto per centinaia di processi». Una scelta, dunque, che sembra «contraddire le stesse determinazioni prese dalla presidente di sezione in uno con il presidente del Tribunale al momento dell’assegnazione del fascicolo e non contribuisce, per toni e contenuto, a definire con adeguata trasparenza la vicenda», secondo i penalisti di Verbania, guidati da Gabriele Pipicelli. Ma non solo: al momento della sospensione dalle funzioni di gip di Ceriotti, «era stato condiviso con la Camera penale il principio per cui l’assegnatario di fascicoli destinati» alla stessa «li portasse a conclusione». Tant’è che in nessun altro caso è stato preso un provvedimento simile a quello destinato a Banci Buonamici: «Ad oggi - affermano i penalisti - non risulta che tutti i procedimenti assegnati ai vari giudici in sostituzione della dottoressa Ceriotti siano alla stessa stati riassegnati e nel provvedimento del presidente del Tribunale non vi è menzione alcuna in merito». Un unicum, dunque, che secondo gli avvocati merita un approfondimento anche da parte del Csm e del ministero della Giustizia, per scacciare qualsiasi dubbio su possibili «insistenze provenienti da una parte del procedimento», situazione che rischierebbe di portare ad un’incompatibilità ambientale. Alla giornata di astensione organizzata dai penalisti di Verbania hanno aderito anche i colleghi di Novara, Piemonte occidentale e Valle d’Aosta, Vercelli e Alessandria, evidenziando rischi «di tenuta del sistema processuale» e lamentando «seri problemi di indipendenza, imparzialità e terzietà del giudice nei confronti della procura della Repubblica, requisiti imprescindibili che devono essere garantiti dal sistema processuale nella loro effettività e persino nella loro formalità, così come viene percepita all’esterno, e non affidati all’attitudine personale del singolo magistrato». Sulla vicenda ha chiesto chiarezza anche il deputato e capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia, Pierantonio Zanettin, che ha annunciato un’interrogazione alla ministra «per chiedere di disporre un'ispezione ministeriale finalizzata a verificare la legittimità del provvedimento». Ma c’è di più: subito dopo aver deciso di rimettere in libertà due dei tre indagati e di mandare il terzo ai domiciliari, Banci Buonamici è stata vittima di minacce e insulti online, attacchi ora oggetto di attenzione da parte della Procura generale della Corte d’Appello di Torino. L'iniziativa sarebbe finalizzata a valutare l'opportunità di stabilire misure di vigilanza a tutela della giudice. Minacce alle quali era stato lo stesso Montefusco a replicare, in difesa della collega. «Piena e convinta solidarietà per l’esemplare e doveroso impegno profuso in un atto d’ufficio al solo scopo di accertare la verità», aveva dichiarato, condannando la «gogna mediatica» subita dal gip.