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Il Consiglio superiore della magistratura non poteva nominare Michele Prestipino procuratore di Roma. Lo hanno stabilito ieri i giudici della quinta sezione del Consiglio di Stato, presieduta da Giuseppe Severini, confermando dunque la sentenza del Tar del Lazio che aveva accolto lo scorso febbraio il ricorso del procuratore generale di Firenze Marcello Viola contro l’ex aggiunto della Capitale. La nomina di Prestipino, come si evince leggendo le quarantatre pagine della sentenza, è illegittima per diversi motivi. Il primo è relativo all’annullamento della votazione del 23 maggio del 2019 della Commissione per gli incarichi direttivi del Csm. In quell’occasione la maggioranza dei voti, quattro, erano andati a Viola, un voto ciascuno agli altri due candidati, Giuseppe Creazzo, procuratore di Firenze, e Francesco Lo Voi, procuratore di Palermo. Per Viola, in particolare, avevano votato Antonio Lepre, togato di Magistratura indipendente, Piercamillo Davigo, i laici in quota Lega e M5s, Emanuele Basile e Fulvio Gigliotti. Il togato di Area, la corrente progressista, Mario Suriano aveva votato per Lo Voi e quello di Unicost, Gianluigi Morlini, per Creazzo.La fuga di notizie sull’indagine di Perugia nei confronti dell’ex presidente Anm Luca Palamara, e la conseguente campagna di stampa portata avanti per settimane, a iniziare dal successivo 29 maggio, con la pubblicazione delle intercettazioni effettuate la sera del 9 maggio all’hotel Champagne, mise tutto in discussione. Il Csm fu travolto dalle polemiche e i consiglieri che avevano partecipato all’incontro costretti alle dimissioni. Ciò comportò un cambio di maggioranza a Palazzo dei Marescialli e una nuova composizione delle Commissioni. Fra le prime decisioni vi fu quella di annullare la votazione di Viola. Nonostante quest’ultimo fosse risultato del tutto estraneo a quanto accaduto quella sera, il Csm decise di azzerare comunque la scelta fatta il 23 maggio. Eppure era già emerso con chiarezza come Palamara e i deputati Cosimo Ferri e Luca Lotti avessero espresso, all’insaputa di Viola, il proprio gradimento nei suoi confronti per il posto di procuratore di Roma.Nelle nuove votazioni, in cui Viola non era nemmeno stato preso in considerazione, ebbe la meglio Prestipino, aggiunto del precedente capo dell’ufficio Giuseppe Pignatone e, dopo il congedo di quest’ultimo, procuratore facente funzioni. Il 20 marzo del 2020 il plenun, spaccandosi, decise che doveva essere lui a dirigere la Procura più importante d'Italia. Ma per i giudici di Palazzo Spada aver escluso Viola è stata una decisione “immotivata”. Molto severo, poi, il giudizio circa i titoli e le attidutini dei candidati. Il Csm ha effettuato valutazione e comparazione, anche in questo caso, in modo illegittimo. Il Consiglio di Stato si è spinto oltre parlando di “manifesta irragionevolezza”, laddove da un lato il Csm ha valorizzato le funzioni di aggiunto svolte per appena poco più di tre mesi da Prestipino, senza prendere “in adeguata considerazione" lo svolgimento, da parte di Viola “per ben tre anni, della funzione direttiva di secondo grado di procuratore generale presso una delle principali Corti d’Appello italiane”. Palazzo Spada ha anche sottolineato come il Csm abbia erroneamente attribuito maggior peso all’esperienza di Prestipino in materia di criminalità organizzata, senza tenere adeguatamente conto delle esperienze di Viola quale procuratore della Repubblica di Trapani, “un territorio con una radicata presenza di complesse strutture criminali di tipo mafioso”. La sentenza ha poi evidenziato che il Csm ha errato nel valorizzare la conoscenza da parte di Prestipino della Procura di Roma dove faceva servizio “giacché la valutazione deve prescindere dal radicamento personale sul singolo territorio”. Un punto, quest’ultimo, che renderà molto difficile da parte del Csm un ulteriore indicazione favorevole a Prestipino. In caso per la decisisone finale bisognerà comunque aspettare il 13 maggio quando verrà trattata la domanda cautelare sull’appello di Prestipino, con appello incidentale Csm, contro l’altra sentenza del Tar Lazio che aveva accolto il ricorso di Voi. Solo a quel punto la Commissione per gli incarichi direttivi riesaminerà la nomina del capo della Procura della Capitale con una proposta che verrà sottoposta al voto del plenum. E si preannuncia una decisione non facile. Il Csm in questo ricorso era rappresentato dall’Avvocatura dello Stato, Prestipino dal professore Massimo Luciani, che aveva nei mesi scorsi assistito al Consiglio di Stato l’ex togato Piercamillo Davigo contro la decadenza da Palazzo dei Marescialli, Viola dagli avvocati Girolamo Rubino e Giuseppe Impiduglia. Relatore della sentenza è stato il consigliere Valerio Perotti. Anche Giuseppe Crezzo, per la cronaca, aveva presenato ricorso contro la nomina di Prestipino ma i giudici amministrativi lo avevano respinto.