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carcere di Parma
Il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ha chiesto la rimozione di Choroma Faissal, il responsabile sanitario del carcere di Parma. La motivazione sarebbe da ritrovarsi nel fatto che abbia messo a conoscenza delle autorità esterne, dai garanti al tribunale di sorveglianza, il focolaio che ha coinvolto il 41 bis del carcere parmense. Ma soprattutto per aver messo in guardia delle possibili complicazioni per i detenuti che hanno gravi patologie pregresse. Se il motivo è questo, resta lo stupore di tale richiesta, soprattutto perché la sanità penitenziaria è gestita dal Sistema sanitario nazionale, in particolar modo dalle Asl che svolgono il loro lavoro in completa autonomia.Non risulta una normativa che vieti il responsabile sanitario del carcere di avvisare le autorità esterne, oltre che la direzione e il Dap, degli eventi critici dal punto di vista sanitario. Gli avvocati dei detenuti al 41 bis non erano a conoscenza dei casi di Covid Anche perché, ricordiamo, gli avvocati che hanno i loro assistiti al 41 bis, non erano venuti a conoscenza del focolaio in atto nel carcere di Parma. Infatti, la Camera penale di Parma ha stigmatizzato l’assenza di informazioni alla Avvocatura circa l’esistenza e l’entità del contagio, con missiva in data 24 marzo 2021 inoltrata alla Ausl Parma e alla direzione del carcere, oltre che, per conoscenza, ai soggetti deputati alla tutela della salute e della sicurezza non solo delle persone detenute, ma altresì di tutti coloro che accedono al carcere per motivi di lavoro. La Camera penale di Parma ha chiesto che avvocati e parenti siano informati quotidianamente Non a caso, la Camera penale ha invitato la Ausl di Parma e ai competenti uffici della Amministrazione penitenziaria affinché, al pari dei liberi cittadini che stanno vivendo gli effetti del contagio da Covid-19 e le conseguenti apprensioni, informino quotidianamente i familiari e gli avvocati dei detenuti contagiati sullo stato di salute dei congiunti ristretti e sulle misure che verranno adottate per la loro tutela e per la prevenzione futura. Questo è accaduto all’inizio del focolaio, dopo fortunatamente gli avvocati sono stati messi a conoscenza dello stato di salute dei loro assistiti. Il responabile sanitario invitava a trasferire i soggetti vulnerabili Ma ritorniamo alla richiesta di dimissione del responsabile sanitario Faissal. Nella sua segnalazione inviata anche alle autorità esterne, con grande senso di responsabilità ha chiesto di valutare, ove possibile, il trasferimento dei soggetti vulnerabili lontano dal focolaio rilevato nell’istituto. Parliamo dello stesso dirigente che ultimamente ha segnalato la criticità che persiste al centro clinico del carcere di Parma, dove denuncia la difficoltà oggettiva nell’assistere h24 quei detenuti che richiedono tale assistenza. I continui arrivi di detenuti da altre carceri mette in crisi il centro clinico A causa dei continui arrivi di detenuti malati che provengono da diverse carceri, lo standard esistenziale di tale centro clinico (ora denominato Sai), è messo in seria difficoltà. Una criticità già denunciata dalla Ausl ai tempi della prima ondata della pandemia. Ribadiamo che le ragioni della richiesta di dimissioni da parte del Dap sembrano ritrovarsi sul fatto che il dirigente sanitario abbia segnalato la situazione del Covid al 41 bis e possibili complicazioni, alle autorità esterne. Forse esiste una legge che lo vieti? Nel caso il Dap ha avuto le sue buone ragioni. Altrimenti sembrerebbe emergere una incomprensibile linea dura. Oltre al fatto che stride con l’autonomia delle Aziende sanitarie che si occupano della sanità penitenziaria come prevede la riforma del 2008.