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presidenzialismo
La Spazzacorrotti torna a far discutere. E rischia di rappresentare una nuova gatta da pelare in seno alla maggioranza, dopo l’impegno preso dalla ministra Marta Cartabia a modificare il ddl penale nel rispetto degli articoli 27 e del 111 Costituzione. Sul piatto, com’è noto, c’era già il tema della prescrizione, legge bandiera del Movimento. Ora, dopo la discussione che ha tenuto banco in Commissione Affari costituzionali, Forza Italia punta anche all’altro caposaldo dei grillini, la norma grillina di contrasto alla corruzione. Non per rivoluzionarla, forse, ma per incidere almeno su uno dei suoi punti salienti: la responsabilità dei partiti rispetto alla “pulizia” delle proprie liste. Lo spunto è venuto dall’approvazione del decreto che rinvia le elezioni a causa del Covid. Decreto per il quale i forzisti - in testa Nazario Pagano e Luigi Vitali, spalleggiati dalla Lega - avevano presentato un emendamento per chiedere di eliminare - almeno in tempo di Covid - la sanzione a carico del partito che non ha provveduto, nei quindici giorni precedenti al voto, a pubblicare sul proprio sito il certificato penale dei candidati. «Le liste vengono presentate trenta giorni prima - ha affermato in aula Vitali - ed è irrazionale prevedere una sanzione quando ormai il termine per la presentazione delle liste è evaporato: ed è irrazionale soprattutto quando il partito dimostra documentalmente di aver richiesto il certificato penale al cittadino». Il M5S non se l’è fatto ripetere due volte: «La Spazzacorrotti - hanno tuonato i senatori grillini - non si tocca». E il clima si è ricomposto nel corso della riunione di maggioranza, quando il sottosegretario Ivan Scalfarotto ha ottenuto il rinvio di ogni altra discussione relativa all’eventuale revisione della legge con un apposito ordine del giorno. «Nessuna presa di posizione ideologica - ha commentato -, ma solo la consegna ai partiti di discutere sulla cosiddetta Spazzacorrotti, se lo riterranno, in un provvedimento che non sia il decreto legge relativo allo spostamento delle consultazioni all’autunno». Ragionamento che ha convinto i forzisti a ritirare gli emendamenti, in attesa di discuterne altrove. «Ci è stato detto dal Sottosegretario che questa non era la sede per affrontare il tema e che forse la normativa era troppo giovane per essere sottoposta a una rivisitazione in maniera traumatica - ha evidenziato Vitali -, ma devo dare atto al presidente, al governo e a tutti i componenti della Commissione di aver preso un impegno, che non è quello di fare la rivoluzione di questa normativa, ma di aprire un momento di riflessione, al fine di verificare quanto ha funzionato e quanto no». E poi il messaggio ai colleghi del Movimento: «Nessuno vuole sottrarre i partiti alla responsabilità della trasparenza nelle candidature e nella designazione dei loro rappresentanti; ma facciamo una normativa razionale, efficace e che funzioni, invece di sparare nel mucchio, perché non bisogna essere dei politici di professione per capire quali e quante sono le difficoltà nel momento in cui si devono presentare le liste, con i tempi ristretti, gli imprevisti, gli inconvenienti, le sostituzioni, le rinunce e le nuove candidature», ha evidenziato. Leggi anche: La lezione politica di Cartabia che sulla prescrizione media… Una discussione, dunque, ci sarà. E non è dato sapere fino a che punto i partiti di destra tenteranno l’assalto alla norma, anche se il M5S ha già alzato le barricate: «Dare la garanzia che nelle liste non ci siano persone coinvolte in procedimenti giudiziari è un dovere delle istituzioni - si legge in una nota dei senatori grillini -. È sconcertante che questa questione sia stata la priorità sollevata da Forza Italia e Lega mentre ci affrettavamo a chiudere un decreto che serve a rimandare all’autunno, in modo ordinato, le prossime elezioni amministrative». Pagano, dal canto suo, ha provato a ricomporre gli animi: si tratterebbe, afferma, di «rivedere la legge alla luce dell'applicazione pratica». Ma per Vincenzo Garruti, vicepresidente della Commissione Affari costituzionali in quota M5S, ogni discussione che modifichi i capisaldi della norma è da considerarsi esclusa. «Per noi la Spazzacorrotti è una garanzia di liste pulite e trasparenti - ha spiegato al Dubbio - e non è assolutamente in discussione. Deve ancora espletare completamente i suoi effetti e pertanto tale rimane. Se poi, come tutti i provvedimenti, si intende apportare delle migliorie amministrative, ma non politiche, per la pubblicazione dei casellari giudiziari è un altro discorso. Ma minare la norma per noi non è una via praticabile e su questo ci opporremo sempre». In merito al limite di tempo per la pubblicazione dei certificati sui siti dei partiti, «nessuno vieta di agire prima dei 15 giorni che precedono le elezioni - ha aggiunto -. Sarebbe buona prassi emulare il M5S. Se si vuole essere più precisi sulla questione dei termini, nulla osta ad andare incontro alle esigenze dei partiti, anche per prevenire le candidature di impresentabili. Su questo troveranno sempre la porta aperta». Ed è per questo, ha aggiunto, che un ordine del giorno non si nega a nessuno. Purché ci si limiti a questioni pratiche. «Non c’è da riaprire alcun capitolo, al massimo si può discutere di semplificazione. Siamo integerrimi sull’attuazione della Spazzacorrotti in qualsiasi circostanza, anche in quella in cui ci troviamo». E se l’intenzione degli altri partiti di maggioranza tenteranno di metterci lo zampino, la risposta è una sola: «In questo momento c’è bisogno di altro che fare guerre contro norme consolidate e per le quali si è già combattuto a suo tempo. Non ripetiamo battaglie già fatte, portiamo nuovi dibattiti all’interno delle assemblee».