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Il presidente del Consiglio Conte ha detto che era tutto sotto controllo per il Covid in carcere, forte dei dati dei contagi che fisiologicamente erano scesi in carcere. Ma come Il Dubbio ha più volte scritto, c’era il rischio che potesse ripetersi ciò che è avvenuto alla fine della prima ondata: la quiete prima della tempesta. Gli ultimi dati sul Covid in carcere ci dicono che i contagi sono di nuovo in risalita. A darne per prima la notizia è Gennarino De Fazio, Segretario Generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, che ammonisce: «Non è il momento di abbassare la guardia e, anzi, è ancora più attuale l’urgenza di interventi governativi che muovano in più direzioni: da un lato, verso il deflazionamento della densità detentiva, il rafforzamento della Polizia penitenziaria, di cui vanno migliorati anche gli equipaggiamenti, e il potenziamento del servizio sanitario reso in carcere; dall’altro, mirando alla messa in campo di una campagna vaccinale, che riguardi operatori e detenuti, con adeguati criteri di priorità contemperati con le esigenze complessive del Paese, ma che tengano conto della promiscuità delle nostre carceri, fatte anche di sovraffollamento, carenze strutturali e deficienze organizzative». Circolare del Dap: piano vaccinale solo per il personale Il Dap ha accolto l’allarme lanciato dalla Uilpa sul Covid in carcere. Ma in parte. Sì, perché ha avviato il piano vaccinale esclusivamente per il personale penitenziario. Tramite circolare, ieri ha diffuso i moduli di adesione che dovrà essere compilato dagli agenti penitenziari, entro e non oltre il 28 gennaio. L’adesione preliminare non è vincolante, ma revocabile in qualsiasi momento. Per i detenuti, ancora nulla. Ma veniamo ai dati del Covid in carcere. Alle ore 20.00 di lunedì risultano 624 i casi di positività al coronavirus fra i detenuti e ben 709 fra gli operatori (fra i quali non vengono più ricompresi i sanitari). Ricordiamo che quattro giorni prima, il 7 gennaio scorso, erano 556 i detenuti e 688 gli operatori affetti da SARS-CoV-2. Allo sato attuale preoccupano gli istituti penitenziari di Sulmona (52 casi), Napoli Secondigliano (47), Roma Rebibbia (32), Roma Regina Coeli (36), Vicenza (35), Lanciano (31), Venezia SMM (20), Vigevano (16), Bergamo (17), Trento (12), Belluno (10) e Lucera (10). A Lanciano è morto per Covid un agente penitenziario Proprio lunedì, fa sapere sempre il sindacalista De Fazio, Covid in carcere ha fatto un’altra vittima fra gli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria, togliendo all’affetto dei suoi cari e dei colleghi un Vice Ispettore in servizio presso la Casa Circondariale di Lanciano. A Rebibbia, grazie alle visite effettuate dalla garante Gabriella Stramaccioni, ha potuto constatare che in realtà i casi di contagio sono saliti a 34, di cui 5 ricoverati in ospedale. La garante spiega che da qualche giorno, alcuni detenuti hanno iniziato lo sciopero della fame e questa mattina hanno iniziato a danneggiare le loro stanze detentive. «Ci abbiamo parlato (attraverso la porta) – spiega la Stramaccioni - e la direttrice ed il medico hanno assicurato un intervento di rafforzamento per permettere loro di superare questa fase così difficile in una modalità più umana rispetto la attuale». Rita Bernardini ha ripreso lo sciopero della fame dal 7 gennaio Il tutto avviene quando il decreto Ristori non ha avuto una modifica significativa, senza misure deflattive efficaci. Per questo motivo, oltre alla promessa mancata di Conte, c’è l’esponente del Partito Radicale Rita Bernardini che dal 7 gennaio ha ripreso lo sciopero della fame. Ricordiamo che precedentemente ha intrapreso l’azione nonviolenta per ben 35 giorni. Interrotta dopo che il presidente del Consiglio l’ha ricevuta a Palazzo Chigi promettendole che si sarebbe attivato per sensibilizzare il ministro della giustizia sul tema. Salvo poi dire, durante la conferenza di fine anno, che tutto era sotto controllo in carcere e che lo ha visto con i propri occhi dopo una visita di una sola ora nel carcere romano di Regina Coeli. L’esponente radicale, assieme a centinaia di giuristi e intellettuali, chiede amnistia, indulto, liberazione anticipata speciale (proposta di legge del Partito Radicale e di Nessuno tocchi Caino presentata da Roberto Giachetti anche sotto forma di emendamento al “Decreto Legge Ristori”). Modifiche sostanziali del decreto Ristori che, purtroppo, una volta convertito in legge, è rimasto così com’è, salvo posticipare di un altro mese le misure esistenti e poco efficaci. Ma perché bisogna ridurre la popolazione penitenziaria? In realtà questo dovrebbe avvenire già in condizioni normali, figuriamoci durante la pandemia. Bisogna garantire stanze libere nelle carceri per attivare l’isolamento sanitario, distanziamento fisico e assistenza sanitaria. Il sovraffollamento rende di difficile attuazione tutto ciò.Ma l'incertezza sulle misure operative, la comunicazione da parte delle autorità che dipinge una situazione idilliaca, potrebbe di nuovo creare tensione all’interno delle carceri. Ricordiamo ciò che è accaduto a marzo scorso: eventi drammatici, con morti e feriti in numerosi istituti penitenziari, dal Nord al Sud della Penisola. Hanno tentato di nascondere il disagio parlando di regia mafiosa, mentre in realtà – come scrisse il magistrato di sorveglianza e presidente di Magistratura Democratica Riccardo De Vito – «l'emergenza sanitaria ha scoperchiato una pentola che era già in ebollizione, lasciando in superficie tutta la drammaticità di una situazione carceraria, ormai al collasso».