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donato bilancia
Il Covid 19 non sta risparmiando nessuno nelle carceri. È anche entrato dentro il penitenziario Due Palazzi di Padova contagiato, per ora, almeno 16 detenuti e 9 agenti. Il Dubbio ha appreso che tra di loro, è rimasto infetto anche l’ergastolano Donato Bilancia: il suo stato di salute si è aggravato, tanto da essere ricoverato in ospedale. Quella di Donato Bilancia, ora 69enne, è la storia di un caso di cronaca nera che ha sconvolto tutta l’Italia. Una lunga scia di delitti che, sul finire degli anni 90, ha terrorizzato il territorio Ligure. Un incubo durato sei mesi, per un totale di diciassette vittime. No della Cassazione al permesso premio a Donato Bilancia Proprio a novembre scorso, la Cassazione ha sigillato il no al permesso premio. Bilancia aveva chiesto di recarsi scortato all'Opera della Provvidenza Sant'Antonio di Sarmeola (Padova), di cui è ospite un bambino disabile che da tempo sostiene economicamente. Con il rigetto del ricorso, di fatto vengono confermate le precedenti valutazioni di pericolosità sociale, secondo cui all'epoca l'assassino fu «diabolicamente abile a colpire e a mimetizzarsi per depistare le indagini» e ancora adesso è un detenuto che ha condannato le proprie azioni «solo in maniera formale e meccanica». Eppure secondo la difesa e don Marco Pozza, cappellano del penitenziario, Bilancia non è più la persona che fra il 16 ottobre 1997 e il 21 aprile 1998 si macchiò di una lunga serie di delitti. Come emerge dagli atti processuali, il lucano si dice «convinto di essere colpito da una specie di malattia non controllabile ma limitata nel tempo», dalla quale sarebbe «guarito da sé», al punto da essere pronto per «una progressiva apertura verso l'esterno», essendo i reati commessi riconducibili «a una serie di contingenze che mai potranno ripresentarsi». Di qui la sua richiesta di poter «coltivare interessi affettivi» nei confronti del piccolo portatore di handicap, a cui invia periodicamente una parte della sua pensione, nonché di contattare il difensore del marito di una delle sue vittime, «al fine di comunicare personalmente la disponibilità a forme di riparazione del danno». In effetti, nel tempo, ha avuto una condotta penitenziaria regolare, si è impegno negli studi, nel lavoro e ha fatto un percorso psicoterapeutico con un professionista. Asintomatico Alberto Savi della banda della Uno Bianca Ora però è arrivato il Covid nel carcere, tanto che ha infettato tanti altri detenuti “eccellenti” come Alberto Savi (fortunatamente asintomatico), il più giovane dei tre fratelli della banda della Uno Bianca, così come appunto ha colpito Donato Bilancia. Ma a lui, purtroppo, il virus è stato aggressivo tanto da finire in ospedale. Un virus che non si ferma e dilaga nei penitenziari italiani, provocando nella sola seconda ondata almeno otto morti. In aumento, rispetto al penultimo aggiornamento, i detenuti positivi. Aumentano i contagi tra detenuti e agenti L’ultimo report, relativo a lunedì scorso, parla di 958 positivi a fronte degli 897 reclusi infetti di domenica 29 novembre. Gli agenti penitenziari positivi invece sono 810. Un numero che, ovviamente, è destinato a salire, perché nel frattempo sono scoppiati nuovi focolai come quello del carcere di Padova.Nelle patrie galere c’è il sovraffollamento, mancano spazi adeguati per fare gli isolamenti sanitari e applicare il protocollo. Le misure introdotte dal Governo non bastano. E tutto questo accade nell’indifferenza delle istituzioni nei confronti di Rita Bernardini del Partito Radicale, la quale chiede l’introduzione di nuove misure deflattive più efficaci. È arrivata al 30esimo giorno di sciopero della fame assieme a migliaia di detenuti, centinaia di cittadini, più di 200 professori di diritto penale guidati dai professori Giovanni Fiandaca e Massimo Donini e personalità quali Luigi Manconi, Roberto Saviano e Sandro Veronesi.