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«C’è un confine fra ciò che è opinione e ciò che è istigazione all’odio. Fatti come quello di Caivano ci dicono che siamo di fronte ad un’emergenza e chi oggi chiede pene severe deve dimostrare di non essere ipocrita». Alessandro Zan, il deputato dem autore della legge contro le discriminazioni legate all’orientamento sessuale, non ci sta. E alle opposizioni di destra rivolge l’accusa di istigare all’odio, di confonderlo, volutamente, con un principio costituzionale che non può essere esercitato sacrificando la dignità delle persone. Il suo obiettivo polemico è soprattutto Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, che ha chiesto una punizione esemplare per la morte di Maria Paola Gaglione, che affonda le radici proprio nell’omotransfobia. «Se Meloni vuole davvero pene severe - spiega Zan al Dubbio - allora ritiri le pregiudiziali di costituzionalità sulla mia legge. In fondo prevede proprio quello che ora sta chiedendo allo Stato».
Il caso di Caivano è la conferma che una legge contro l’omotransfobia è necessaria?
Una ragazza è morta perché la famiglia non accettava il suo amore per un ragazzo transgender, definendola addirittura “infetta”, come se l’essere trans, gay o lesbica fosse una malattia. Purtroppo c’è ancora un forte pregiudizio e tanta ignoranza nella nostra società e dunque bisogna agire con una legge che condanni tutte le forme di violenza e di discriminazione da un lato, e dall’altro creare le condizioni per proteggere le vittime, con centri antidiscriminazione e case rifugio come, appunto, la mia legge prevede.
Il problema è però soprattutto culturale: gli stessi organi d’informazione hanno in alcuni casi usato un linguaggio che ha alimentato ulteriori discriminazioni. Introdurre pene più severe come risolve questo aspetto?
È vero, una legge da sola non risolve i problemi ma ha un impatto culturale notevole per il Paese, anche a partire dal vocabolario, che manca: si parla ancora di scelta sessuale, come se essere gay o trans fosse una scelta e non una condizione dalla nascita. Nessuno sceglie di essere etero o omosessuale. Usare le parole appropriate è il primo passo per dare valore alla dignità delle persone. E poi una legge approvata dal Parlamento è un chiaro segnale che le Istituzioni danno al Paese, evidenziando che è odioso discriminare o usare violenza verso una persona per ciò che è, per il colore della pelle, per il suo orientamento sessuale, la nazionalità. La legge Mancino, che già esiste per le fattispecie di religione, nazionalità ed etnia, viene semplicemente allargata all’omotransfobia e alla misoginia.
Le opposizioni di destra contestano il tentativo di imporre il pensiero unico e di censurare la libertà d’espressione. Come interpreta questo dissenso?
Vogliono continuare ad esprimere concetti legati ad omofobia e razzismo. La legge Mancino è già collaudata e dunque se ci fosse stato un problema relativo alla libertà d’espressione ci sarebbe stato anche prima. Non vedo quali problemi porterebbe allargare le maglie di una legge ad altre forme di discriminazione, visto che la giurisprudenza ha già chiarito che la libertà d’espressione non è un valore assoluto, ma deve trovare un bilanciamento costituzionale nella dignità della persona. C’è dunque un confine fra ciò che è opinione e ciò che è istigazione all’odio. Loro vogliono continuare ad istigare all’odio, scambiandolo per libertà d’opinione. Ma non sono la stessa cosa.
Quindi c’è la volontà politica di propagandare l’odio?
Ne hanno fatto una bandiera ideologica. Nascondendosi dietro una finta difesa dei principi costituzionali, vogliono continuare ad avere campo libero nel diffondere messaggi, concetti, significati che sono legati all’odio nei confronti di minoranze. Giorgia Meloni ha detto che l’omicidio di Caivano è vergognoso e che lo Stato non deve permettere questo, ma dall’altra parte c’è un consigliere di Fratelli d’Italia a Potenza che dichiara che l’omosessualità è contro natura, il suo partito sottoscrive mozioni in tutta Italia per fermare la legge e ha presentato le pregiudiziali di costituzionalità ed emendamenti ostruzionistici alla norma. Allora dico che ci vuole coerenza politica: non si può prima condannare una cosa dicendo che non può esserci un atteggiamento violento contro chi è lesbica o trans e dall’altro ostacolare in tutti i modi la legge che queste violenze e queste discriminazioni le combatte. Meloni chiede pene severe e certe: bene, serve la legge con le aggravanti previste dal codice penale.
Si è risposta da sola.
Cosa genera casi come quello di Caivano?
Queste tragedie sono mosse dall’odio nei confronti di ciò che le persone sono, non nei confronti di ciò che fanno. È questa la cosa per cui in tutte le sedi dell’Ue viene sempre rimarcato che le persone Lgbt e le donne sono le più discriminate. Ecco perché nasce la necessità di estendere la legge Mancino, anche con interventi di tipo positivo. Questa situazione dimostra la sfacciataggine politica di Meloni, ma io rimango positivo, spero sempre in un suo ravvedimento e che sia conseguente a quelle sue affermazioni, ritirando le pregiudiziali.
Oggi la leader di Fratelli d’Italia ha contestato l’accordo bilaterale tra Italia e Qatar, evidenziando che lì l’omosessualità è considerata un reato e contestando, dunque, una certa ipocrisia alla maggioranza.
Siamo alla follia.
L’emergenza in Italia, dunque, esiste?
Sì. I fatti di cronaca che sono sotto gli occhi di tutti dimostrano che c’è bisogno di un’azione forte da parte delle Istituzioni, dal punto di vista del contrasto alla violenza ma anche da un punto di vista culturale, con l’azione nelle scuole e l’educazione al rispetto per l’altra persona, a prescindere da chi sia.
La legge è stata calendarizzata ad ottobre. È un modo per non affrontare una questione considerata divisiva in periodo di campagna elettorale?
Sicuramente non è una legge facile, ma non la definirei divisiva. I fatti di cronaca e la diffusione dell’omofobia rappresentano la necessità di andare fino in fondo. Avevamo il decreto Semplificazioni, ora c’è la pausa per il voto, poi la legge elettorale. È solo una questione di scadenze. È chiaro che se non venisse affrontata ad ottobre allora non ci sarebbero più alibi. Ma non ho alcun motivo per pensare che la maggioranza non onori questo impegno.