PHOTO
Niente arresti domiciliari per il giovane calabrese Marco Venuti accusato di tentata rapina. Per il Gip la moglie Loredana Ursino può accudire da sola i due figli piccoli nonostante la sua depressione post parto. Non solo, la figlia di due anni sta bene fisicamente, quindi non ha bisogno della presenza del padre. Parliamo di Sophia, la bimba che ha avuto una brusca regressione di sviluppo a causa dell’arresto del padre. Una vicenda che Il Dubbio ha recentemente riportato.
L’istanza presentata dall’avvocato Marco Martino è stata ben circonstanziata. La richiesta dell’applicazione degli arresti domiciliari si basa su diversi fattori. Uno che l’imputato ha dimostrato la piena assunzione delle responsabilità chiedendo di concordare l’applicazione della pena su accordo delle parti. «Tale evento – scrive il difensore - costituisce elemento certamente sintomatico di un sicuro affievolimento, quantomeno – delle esigenze cautelari sottese al caso di specie». Infatti, già durante l’interrogatorio il ragazzo ha ammesso tutte le proprie responsabilità per l’errore commesso, mostrandosi pentito ed esplicitando le ragioni di carattere economico che lo hanno indotto a tentare la rapina.
L’altro elemento è quello che Il Dubbio ha già raccontato. «Dirò una cosa che fa male sentirlo, ma mi creda – ha raccontato Loredana al giornale – è tremendo dirlo e soprattutto provarlo. Ho partorito da sola in ospedale e la nascita di mio figlio è stata la cosa più brutta della mia vita». Loredana è entrata in sala parto con la speranza che il dottore chiamasse in tempo il carcere per dire al suo compagno che è diventato papà. «Ho avuto – rivela con dolore – una forte depressione post parto». Nell’istanza per i domiciliari si legge infatti che «non si può non rilevare come il disturbo d’ansia e la depressione post- partum che affliggono la signora Ursino, in assenza di altri familiari idonei ad accudire i figli, compromettono irrimediabilmente il processo evolutivo dei minori stessi, causandone, di fatto, un grave deficit assistenziale». Ma poi c’è l’altra questione, la più delicata e che riguarda la bimba di due anni. «Come sappiamo – ha raccontato Loredana a Il Dubbio-, per colpa del Covid hanno bloccato i colloqui in carcere e mia figlia ha cominciato a dare segni di instabilità. Inizialmente ha cominciato a dare problemi di deambulazione, cadeva molto spesso sia da ferma che quando camminava. Poi anche problemi di linguaggio. Prima che venisse arrestato il mio compagno, mia figlia aveva cominciato a parlare, poi ha improvvisamente smesso». Si è pensato che fossero capricci, ma la situazione ha cominciato a diventare seria. «Alla fine l’ho portata a fare delle visite. Fisicamente, per fortuna, è risultato che non ha nessun problema. Ma la psicoterapeuta ha diagnosticato che il suo disagio è mentale. Ha spiegato che mia figlia ha subito il distacco involontario dal padre e la presenza di un altro bimbo».
Nell’istanza l’avvocato sottolinea che «non può essere taciuta, infatti, la situazione attuale della piccola Sophia, la quale presenta uno sviluppo del linguaggio carente che rendeva necessaria una valutazione logopedica ( cfr. All. 4) e la programmazione di una visita neuropsichiatrica infantile con esame di potenziali evocati uditivi». Inoltre, si legge sempre nell’istanza, la piccola Sophia, a seguito di episodi parossistici di caduta e arresto del contatto nonché riferita regressione di sviluppo, viene ricoverata presso il Policlinico Gemelli di Roma, nel reparto di Neuropsichiatria infantile al fine di effettuare dei controlli di inquadramento diagnostico terapeutico. «Durante il ricovero – scrive l’avvocato nell’istanza - effettuava approfondimenti neurologici, neuropsicologici, elettroencefalografici ed oculistici- ortottici. Dall’esame neurocognitivo emergeva un profilo disarmonico, in presenza di una differenza significativa (> 12 punti) tra i punteggi indagati dalle scale nello strumento, a discapito del punteggio ottenuto nella scala di Linguaggio e Apprendimento, che si colloca nei limiti inferiori della norma. L’analisi qualitativa della valutazione sembra mettere in evidenza una resistenza alla comunicazione verbale, sebbene si apprezzi un’adeguata intenzionalità comunicativa espressa per mezzo del codice non verbale».
La richiesta degli arresti domiciliari si fonda, appunto, sul fatto che Loredana, in condizioni psico- fisiche precarie, non può offrire una adeguata assistenza ai figli che necessitano di particolari cure e attenzioni, in particolare la figlioletta Sophia. D’altronde c’è l’articolo 275 comma 4 del codice di procedura penale che prevede la disposizione dei domiciliari nel caso in cui gli imputati con figli non superiori a sei anni non posso ricevere un’assistenza adeguata.
Ma nulla da fare. Il gip del Tribunale di Reggio Calabria ha rigettato l’istanza. Secondo la giudice, Loredana può essere aiutata dai parenti e la figlia Sophia ha condizioni di salute che risultano normali. La misura cautelare in carcere, rimane quindi l’unica opzione possibile.