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Nella bozza dello schema di decreto legge recante “misure straordinarie ed urgenti per contrastare l’emergenza epidemiologica del nuovo coronavirus e contenere gli effetti negativi sullo svolgimento dell’attività giudiziaria”, si contemplano anche le misure per quanto riguarda le carceri italiane. Negli istituti penitenziari e negli istituti penali per minorenni, a decorrere dal giorno successivo alla data di entrata in vigore del presente e sino alla data del 31 maggio 2020, i colloqui con i congiunti o con altre persone cui hanno diritto i condannati, gli internati e gli imputati, saranno svolti a distanza, mediante, ove possibile, apparecchiature e collegamenti di cui dispone l'amministrazione penitenziaria e minorile o mediante corrispondenza telefonica, che può essere autorizzata anche oltre i limiti previsti dall’ordinamento penitenziario. Quindi divieto di visita, ma ampliamento delle telefonate e utilizzo di Skype. Altra novità è il divieto dei benefici penitenziari. Tenuto conto delle evidenze rappresentate dall’autorità sanitaria, il magistrato di sorveglianza, nel periodo compreso tra la data di entrata in vigore del decreto ed il 31 maggio 2020, può sospendere la concessione dei permessi premio e del regime di semilibertà. Nel decreto, quindi, nessuna apertura per quanto riguarda la concessione di pene alternative per le persone vulnerabili come malati e anziani che difficilmente in carcere, se dovessero contrarre il coronavirus, potrebbero essere isolate dal resto della popolazione detenuta. Nel frattempo ci sono casi sotto controllo, come nel carcere napoletano di Poggioreale dove risulta un detenuto con sintomi influenzali che è riuscito ad essere isolato e forse, come si spera, faranno un tampone per verificare se abbia contratto o no il coronavirus. C’è il garante dei diritti dei detenuti locale di Napoli Pietro Ioia che ha fatto sapere che organizzerà per lunedì una raccolta firme per chiedere le pene domiciliari per tutte quelle persone che hanno problemi patologici e anziane. Non manca il primo caso di coronavirus riguardante un agente penitenziario 28enne che opera nel carcere di Vicenza. Era finito in rianimazione e fortunatamente ha ripreso a respirare da solo. I sindacati di polizia penitenziaria sono preoccupati e hanno chiesto di controllare tutti gli operatori penitenziari e detenuti del carcere vicentino.Nel carcere di Bologna ci sono difficoltà per utilizzare le postazioni Skype utile per i video-colloqui con i detenuti. È il vice segretario Nicola D’Amore del Sindacato della polizia penitenziaria Sinappe a scrivere alla direttrice del carcere della Dozza Claudia Clementi. "Pur apprezzando la concessione di telefonate straordinarie - si legge nella nota - dirette alla popolazione detenuta, al fine di contenere eventuali reazioni alle limitazioni dei colloqui familiari, come da indicazioni per il contenimento del Covid – 19, il personale di Polizia penitenziaria ha rilevato la difficoltà nella gestione delle telefonate stesse, in quanto il numero delle linee telefoniche, attualmente a disposizione, parrebbero non sufficienti a supportare l'incremento delle suddette telefonate. Si chiede la verifica di tale situazione e, eventualmente, la risoluzione della stessa. Allo stesso modo, si chiede l'incremento di postazioni Skype, per effettuare i video- colloqui".