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Non ha ucciso nessuno, non ha commesso nessuna strage. In compenso elogia Totò Riina dicendo che grazie a lui non ci sono state le stragi islamiche, anzi dice pure che l’ex capo dei capi era stato colui che ha cambiato - in meglio - l’organizzazione mafiosa istituendo la democrazia. Ma non solo. Giuseppe Graviano, deponendo in videoconferenza nel processo “ndrangheta stragista” in corso di svolgimento a Reggio Calabria, aggiunge pure che Silvio Berlusconi incontrò nel 1992 suo cugino Salvo annunciandogli che voleva entrare in politica.
Tutto qui? Nemmeno per sogno. Graviano aggiunge un particolare, ovvero che si vedeva spesso con Berlusconi, anche in albergo, e che avevano un rapporto bellissimo. Tira in ballo perfino la recente sentenza della Consulta dicendo che hanno dichiarato incostituzionali alcune leggi. Quali leggi? “Quelle fatte per non farci uscire dal carcere, dopo che ci hanno accusato delle stragi“, risponde. Forse avrà letto alcuni giornali che in quei giorni hanno raccontato che la sentenza avrebbe fatto uscire tutti i mafiosi stragisti. Notizie fuorvianti che hanno illuso i mafiosi stessi.
Se dovessimo credere a tutto ciò che ha raccontato, si dovrebbe buttare a mare tutto ciò che Giovanni Falcone e Paolo Borsellino hanno combattuto, rimettendoci anche la vita stessa. Riina era un buono, Graviano non ha mai commesso nulla e la mafia era in fondo al servizio stesso di Berlusconi. L’organizzazione mafiosa, quindi, non è altro che un’appendice della politica. Riina un buono che si era fatto guidare da altri. Ma non solo.
Da riscrivere anche la storia della politica italiana. Graviano dice che Berlusconi realizzò il partito di Forza Italia nel 1992, quindi un lungimirante: la prima Repubblica era ancora lontana da essere travolta da tangentopoli. Ma Berlusconi a quanto pare già sapeva tutto. Graviano, in fondo, è stato abbastanza coerente con quanto disse nei colloqui, intercettati al 41 bis, con il suo compagno d’ora d’aria Mario Adinolfi. Dalle intercettazioni stesse emerge chiaramente che Graviano sapesse di essere intercettato. La maggior parte del suo tempo era volto a discolparsi di tutto quello per cui è stato condannato.
Il 41 bis d’altronde è un inferno, lui è anche in area riservata, un 41 bis ancora più duro. Già lì, in quel colloquio, tirò in ballo Berlusconi.Come sappiamo, Graviano venne arrestato nel 1994. Restavano solo i fratelli Brusca e i loro fedelissimi di S.Giuseppe Jato. Finirono in galera un anno dopo. La paranza stragista, mai riorganizzatasi, era sgominata. Lo stesso Graviano, proprio in quel colloquio intercettato, si lasciò infatti scappare: “Mi arrestarono e finirono tutte cose”. Finì tutto, tranne determinati teoremi che ancora perdurano in alcuni tribunali.