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La Procura militare di Roma apre un fascicolo sull’appartamento di servizio destinato a Elisabetta Trenta, all’epoca in cui guidava la Difesa, riassegnato al marito militare dopo la fine dell’incarico dell’esponente M5S al ministero.
Al momento non ci sono né indagati né ipotesi di reato sull’appartamento di oltre 200 metri quadri nel quartiere capitolino di San Giovanni. Ma il sospetto di un possibile privilegio a un grillino manda in agitazione lo stato maggiore pentastellato. E il primo a scaricare l’ex ministra è proprio il capo politico.
«Con tutti gli errori che si possono fare questo non è accettabile», dice Luigi Di Maio. «Trenta ha smesso di fare la ministra, aveva tre mesi per lasciare la casa, ed è bene che la lasci. Se il marito, come ufficiale dell’esercito, ha diritto all’alloggio può fare domanda e potrà accedere, come gli altri ufficiali, all’alloggio», commenta secco il leader M5S.
Elisabetta Trenta, dal canto suo, replica dalla sua pagina Facebook: «È tutto perfettamente regolare.
Nessuna legge è stata violata e sono pronta a sporgere querela verso chi dice il contrario. Si vuole per forza colpirmi e, d’accordo, ci sono abituata, affronterò anche questa», scrive l’ex ministra. «Quella casa è stata attribuita a mio marito con una procedura regolare. Posso andare a dormire sul divano, se qualcuno ci tiene, ma da che mondo e mondo due persone sposate vivono sotto lo stesso tetto», conclude Trenta.
Ma sulla vicenda sono intervenuti anche il Codacons e il Sindacato dei militari, presentanto esposti alla Procura e alla Corte dei conti.