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Cristiano Cupelli, docente di diritto penale a Tor Vergata, ritiene necessaria «una norma che circoscriva la responsabilità penale degli operatori sanitari al solo dolo e alla colpa grave in concomitanza con la fase emergenziale» anche se giudica «improprio» parlare di scudo penale per i medici. Professor Cupelli, quali effetti può avere la sospensione di Astrazeneca in Italia? La situazione ha dei risvolti continui. Come stiamo ormai verificando, nonostante sul piano scientifico manchi un’evidenza della connessione tra la profilassi vaccinale e i decessi di questi giorni, la notizia delle morti temporalmente conseguenti al vaccino ha avuto l’effetto di aumentare l’ansia e le incertezze nell’opinione pubblica con notevole disorientamento dei cittadini. Morti dopo le quali si sono mosse anche alcune Procure. Con quali conseguenze? È stata aperta una serie di inchieste giudiziarie che hanno visto coinvolti, fra gli altri, alcuni medici. Il rischio molto serio e grave che pavento è quello di una penalizzazione a tappeto della classe medica nel momento della somministrazione dei vaccini, con indagini affrettate, aperte sull’onda dell’emotività e accompagnate dalla solita risonanza mediatica che possono mettere a rischio la piena realizzazione del piano vaccinale. In che senso? Potrebbe riproporsi in questa fase una “nuova variante” del più noto tema della “medicina difensiva” che ha un’ulteriore variante: una medicina difensiva nell’emergenza pandemica nella fase della somministrazione dei vaccini. In sostanza i medici, preoccupati dai rischi collegati a eventi che a oggi sono imprevedibili e quindi a loro non imputabili, potrebbero scegliere di astenersi dal somministrare il vaccino ai vaccinando semplicemente indecisi o non in grado di ricostruire adeguatamente il proprio quadro clinico. L’effetto, a prescindere dalla sospensione di Astraznecea, è che si arresti il piano vaccinale. Qual è la soluzione? La soluzione potrebbe essere l’elaborazione di una norma che offra garanzie ai medici di maggiore tranquillità: non uno “scudo penale” ( termine improprio, che evoca una sorta di privilegio per soggetti ritenuti autori di fatti di reato) ma una fattispecie che circoscriva la responsabilità penale degli operatori sanitari al solo dolo e alla colpa grave correlata alla fase emergenziale, con particolare riferimento anche alla somministrazione dei vaccini. Basterebbe questo a risolvere il problema? Potremmo andare più nel dettaglio: nella definizione di colpa grave si dovrebbe dare adeguato peso al contesto emergenziale, facendo riferimento ad esempio al numero di pazienti e vaccinandi coinvolti, agli standard organizzativi della singola struttura, al tempo necessario per assumere decisioni, all’oscurità del quadro patologico e alla mancanza di certezze scientifiche. Non c’è il rischio che si crei un privilegio per i medici, come accennava lei in precedenza? Credo si tratti di una norma di buon senso che offra garanzie a chi in questa fase critica si sta adoperando in situazioni di difficoltà per tutelare la salute pubblica. Appare quantomai necessaria per evitare ulteriori ritardi nella somministrazione dei vaccini. E poi certo non sarebbe esclusa la responsabilità dei medici, circoscritta però ai casi più gravi, ad esempio quando non sia stato valutato adeguatamente un quadro clinico critico di un paziente che si sia sottoposto a vaccinazione portando tutta la documentazione necessaria. O nel caso di macroscopici errori tecnici nella somministrazione. Il blocco delle somministrazioni di Astrazeneca sembra arrivare a puntino… Il blocco conferma ancora di più la necessità di una norma di questo tipo; non può essere scaricato sui medici il rischio di eventuali effetti indesiderati dei vaccini. Deve essere anche valutato lo stato di conservazione dei vaccini e se siano stati rispettati i protocolli per la loro adeguata conservazione. In successiva battuta potrà certamente essere presa in considerazione la responsabilità dei medici. In queste ore si è tornati a parlare anche della necessità di vaccinare obbligatoriamente gli operatori sanitari che non l’abbiano ancora fatto. È d’accordo? Sarebbe auspicabile che tutti gli operatori sanitari si vaccinassero senza esitazioni, ma il tema si pone e deve essere risolto sul piano politico. Credo che i medici potrebbero anche decidere di non vaccinarsi (anche se sarebbe fuori dalla loro missione professionale) ma a quel punto dovrebbero essere spostati ad altri mansioni che non implichino il contatto con i pazienti.